Di sicuro c’è un bugiardo. Non si scappa. In una intervista rilasciata al settimanale “Tempi”, il capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero della Giustizia, Luigi Birritteri, ha dichiarato che il Tribunale di Lucera è stato fatto fuori perché non rientra nei parametri fissati dalla legge per il suo mantenimento. Ed ha citato anche il fatto che Lucera dista appena venti chilometri da Foggia, elemento che, egregio dottor Birritteri, non rientra nella fattispecie tra quelli da tenere in considerazione. Mettiamo una pietra sopra questa piccola bugia. Andiamo avanti. Testualmente:” Per quanto riguarda il tribunale di Lucera posso affermare che i dati oggettivi e ufficiali dimostrano che si tratta di un tribunale nettamente sotto gli standard oggettivi selezionati per operare l’intervento sugli uffici giudiziari che la legge consentiva di sopprimere”. Ovviamente, l’Ordine degli Avvocati e i tutti i comitati che si sono messi in cammino per questa vertenza la pensano diversamente e, per dimostrarlo, mettono fuori cifre a ripetizione, che affermano provenire dalle stesse fonti ministeriali. Conclusione: o il dottor Birritteri non sa leggere neppure i dati del suo Ministero, o nasconde la verità. Anche per tutto il resto l’interlocutore ministeriale dice cose difformi da quelle sostenute dai comitati di difesa del Tribunale. Afferma, per esempio, che il Tribunale di Foggia può tranquillamente recepire il lavoro di quello lucerino e che la criminalità garganica in un certo senso è pura invenzione.
Così smentisce gli stessi magistrati foggiani e lucerini che la pensano diversamente e, soprattutto, la Direzione Distrettuale Antimafia, che afferma il contrario e che, fino a prova contraria, dovrebbe essere nel campo il riferimento più alto e qualificato. E come la mettiamo con le dichiarazioni, scritte e orali, del capo della Procura della Repubblica di Lucera, dottor Domenico Seccia, il quale non ha avuto perplessità nel dire che è un grave errore chiudere il Tribunale di Lucera, che è un presidio importante contro la dilagante criminalità esistente in Capitanata e segnatamente sul Gargano? Il funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia, che dice di essere stato magistrato e di avere confidenza con i processi di mafia, ha letto queste carte, oppure strumentalmente le ha ignorate? Non sappiamo. Però, ha avuto l’occasione per confrontarsi con i difensori del Tribunale giunti a Roma proprio per illustrare i dati e le carte a disposizione. Se fosse stata data alla delegazione la possibilità di interloquire con i tecnici del Ministero, se non con lo stesso Ministro, forse sarebbe stato possibile eliminare tutte le zone di non condivisione. Questo accade in un rapporto corretto, chiaro, democratico. Invece, la delegazione lucerina è stata praticamente cacciata dagli stessi collegi di Luigi Birritteri, che avrebbero potuto de visù rendersi conto delle ragioni degli interlocutori. E, poi, consentiteci di dire che non ci è piaciuto la spocchia con cui il dottor Birritteri risponde alle domande della giornalista!
E’ il classico atteggiamento di crede di essere il Padreterno solo perché siede dietro una scrivania ministeriale! Per noi non è una sorpresa, perché conosciamo per esperienza questi signori col nasino all’insù. Dopo aver letto l’intervista a Luigi Birritteri si è rafforzata in noi la convinzione che la questione è politica, nel senso che non si può lasciare in mano ai tecnici ministeriali la sorte di una istituzione della tradizione e dell’efficienza come il Tribunale di Lucera. Leggiamo che il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, ha chiamato in audizione il Ministro Severino perché riferisca sulla regioni che hanno determinato la chiusura del Tribunale di Lucera. E’ una audizione che potrebbe non essere utile se non interviene pesantemente la politica sul Ministro, la quale, altrimenti, non potrà non confermare le assurde dichiarazioni del suo collaboratore. Naturalmente vanno spiegato anche le ragioni per le quali altri Tribunali sono stati mantenuti in vita, pur scostandosi ampiamente dai parametri di legge.
Antonio Di Muro


