L’incendio che ieri ha devastato la collina del 'Belvedere' della villa comunale di Lucera ha inferto il colpo di grazia a quel che restava del florido “polmone verde” della città.
Mani ignote, in un caldo e ventoso pomeriggio di inizio estate – non particolarmente torrido – hanno deciso di portare a termine l’opera di distruzione iniziata anni fa.
Le fiamme questa volta sono arrivate fino alle soglie dell’abitato, coinvolgendo non solo la collina ma anche la villa stessa.
È stato necessario l’intervento dei Canadair, che hanno compiuto numerosi lanci di acqua e liquido ritardante, facendo la spola con i bacini idrici vicini fino al calar della sera. Il loro supporto ha agevolato il lavoro di vigili del fuoco, forze dell’ordine e volontari, impegnati a terra nel contenere l’emergenza.
Il fuoco ha trovato terreno fertile tra le sterpaglie e l’erba secca, abbondanti in questo periodo, complice una manutenzione assente o parziale.
Negli anni scorsi erano state destinate delle risorse per il recupero e la cura delle aree più colpite dai continui attacchi dei piromani, ma, nei fatti, poco o nulla è stato fatto.
A mente fredda, ci si domanda: perché? A chi giova distruggere il verde, la natura, ciò che è fondamentale per la vita stessa dell’essere umano?
Una domanda che resta, purtroppo, senza risposta. Resta invece la triste consapevolezza che questa terra, già afflitta da mille problemi, faticherà a risollevarsi, nonostante gli sforzi e le tante, sincere iniziative per rianimarla.
Una terra amara, come tanti l’hanno definita sui social. Ma non dobbiamo arrenderci, soprattutto noi che abbiamo scelto di restare, anche potendo “cambiare aria”.
Siamo rimasti a Lucera perché amiamo questa città. Perché ci piace passeggiare in villa, nel centro storico, godere della bellezza dei nostri monumenti. E nel tempo, nel nostro piccolo, abbiamo dato il nostro contributo.
Ora però le istituzioni devono fare la loro parte. Con i fatti, non con le parole. Di promesse e chiacchiere ne abbiamo sentite troppe.
La villa non può essere lasciata all’abbandono. Le strette vie del borgo medievale hanno basole colme di avvallamenti, ostaggio di auto e mezzi di ogni tipo. L’immondizia spunta ovunque.
Le istituzioni devono agire. Ma anche i cittadini devono ricordare che sono loro a “fare” la città, con comportamenti rispettosi delle regole e del bene comune.
Questo, troppi lo dimenticano. E così, non si va da nessuna parte.
Il pomeriggio di ieri, domenica 8 giugno, resterà nella memoria come una brutta cartolina per la 'Capitale Pugliese della Cultura 2025'.
Ma da qui deve partire una presa di coscienza. Perché se la cultura è anche rispetto del paesaggio, del patrimonio e della vita collettiva, allora c’è ancora tanto da fare. Subito.
Danilo De Sabato
Per la foto grazie a Sunday Radio.