Chissà perché, é un argomento tenuto fuori dai dibattiti, che pure, in genere, sono animati da esperti del diritto, come gli avvocati. Diciamolo con franchezza: il parere delle Commissioni Giustizia della Camera e del Senato è stato soltanto uno scambio, andata e ritorno, di scartoffie. E’ grave che un Ministro ( Paola Severino della “Giustizia”) non abbia tenuto in considerazione le indicazioni documentate delle citate Commissioni, all’interno delle quali, peraltro, vi sono relatori e componenti che hanno qualche dimestichezza con i problemi della Giustizia, essendo anch’essi autorevoli professionisti nel settore. Anche il silenzio, dopo la scadenza fatidica del 24 agosto scorso, non depone bene per il Ministro, che sembra viva su un altro pianeta. Il suo comportamento, a parte ogni altra considerazione, è uno schiaffo di carattere istituzionale a quanti sul territorio hanno fatto sentire la loro voce di protesta, senza neppure essere ricevuti e ascoltati. Pure il molto democratico presidente della Repubblica , onorevole Giorgio Napolitano, ha ritenuto di aprire le sue porte, lui che riceve anche il più scalmanato dei romani! I parlamentari si sono presentati in ordine sparso e, talvolta, in ritardo, dando l’impressione di voler solo acquisire un lustrino in vista della prossima campagna elettorale nazionale. Detto questo, bisogna aggiungere che è stata la politica complessivamente assente o, se volete, apatica. Solo chiacchiere a mezzo documenti sparpagliati e nessun atto formalmente valido.
Ci chiediamo: cosa ha fatto organicamente il coordinamento provinciale (ripetiamo: coordinamento!) del PDL, con Franco Landella in testa? O quello del Pd con alla testa Paolo Campo? O quello dell’UDC che sostiene Monti? Nulla o quasi. Hanno lasciato i rappresentanti locali a sbrigarsela in mutande, anche nelle polemiche. Poteva essere diversamente? Insomma, una politica provinciale, che per quanto debole e costantemente asmatica , non ha ritenuto di mettersi in prima fila e di far arrivare, sempre organicamente, la loro posizione di dissenso alle segreteria nazionali, per intenderci a Casini, Alfano e Bersani. Si, perché avremmo voluto vedere cosa avrebbe fatto la Severino una volta imboccata dall’ABC della politica nazionale! Certo, il fatto di restituire le tessere, le fasce e compagnia cantando sono stati degli episodi dimostrativi, ma ininfluenti. I sindaci avrebbero dovuto veramente dimettersi e lasciare un vuoto difficilmente colmabile nelle istituzioni locali. Invece, diciamolo, anche i signori Sindaci hanno pensato prima a difendere la loro poltroncina e, poi, preoccuparsi seriamente delle sorti del Tribunale. Loro diranno che non è vero, ma i fatti vanno analizzato a questa maniera e il popolo ne è convinto. Pure quella iniziativa di consegnare le schede elettorali non ha sortito alcun effetto pratico, perché ai professori nulla importa della reazione degli elettori, essendo loro a quei posti stanno per concessione divina!
Va ancora aggiunto che si sono rotti anche gli avvocati di Capitanata che, invece, avrebbero dovuto dare fronte unico e compatto. Tutto questo non è accaduto e le conseguenze non potevano che essere quelle che sono state. Naturalmente non è immune da colpe l’articolazione della legge delega varata dal Governo Berlusconi, legge che prevede il parere obbligatorio ma non vincolante delle commissioni del Senato e della Camera, ma alla prova dei fatti è un parere che non conta nulla, come si è visto. Non si comprende la logica, la ratio dicono gli esperti, di questa legge, che forse è stata interpretata male nel suo spirito. Se gli atti vanno alle Commissioni è perché in quella sede si potrebbero trovare degli “aggiustamenti” seguiti all’esame di atti non in possesso al livello ministeriale, che, difatti, ne era sprovvisto per quel che concerne Lucera. Dinanzi alle rimostranze dei Sindaci, dell’Ordine degli Avvocati, dei parlamentari e di altre figure rappresentative dei territori il Ministro si è rinchiuso nel suo bunker e non ha ritenuto di dare alcuna spiegazione. Questa è forse la democrazia dei professori! Anzi, diciamolo papale papale, la loro buona creanza, come si dice dalle nostre parti!
Antonio Di Muro




