Dopo il duetto Fabrizio Abate/ fratelli Forte, è sceso in campo anche Pietro Scioscia, che è stato candidato sindaco per il Pd nelle ultime elezioni. Un ennesimo scontro ( questa volta a tre) che non chiarisce il perché il Pd lucerino sia giunto ai minimi termini di rappresentanza elettorale. Tutti ritengono di avere ragioni a iosa per proporsi come difensori del partito, anche se alla fine ciascuno ci mette qualcosa per continuare a distruggerlo. Fatti nostri, potreste dire Voi a chi osa fare una analisi politica. E, invece, sono pure fatti nostri, nel senso che chi scrive queste note ritiene che sia fondamentale avere una sinistra moderna, forte, coesa, che si fa rispettare, di cui il Pd dovrebbe essere forza di maggiore rappresentatività. Lasciamo ai furiosi contendenti…….contendersi le loro ragioni o le spoglie del Pd attuale. Dall’esterno, non si comprende come questo partito venga gestito. Riepiloghiamo. Se Fabrizio Abate ritiene di avere la maggioranza nel coordinamento (una volta si diceva segreteria politica) ha il diritto e il dovere di esprimere la linea politica di quella maggioranza, che, a sua volta, dovrebbe essere espressione di un congresso regolare. Questo non significa che non deve ricercare la unanimità dei consensi sulle decisioni da prendere, perché l’unanimità all’esterno è sempre espressione di forza, di compattezza e, quindi, di concordia sui propositi. La unanimità funziona meglio rispetto agli avversari, che non hanno così la possibilità di incunearsi negli spazi lasciati dai contendenti interni. La minoranza del partito, beninteso, può legittimamente fare contrasto, ma correttamente nella sede del partito, che non va esposto al lavoro di aggressione degli avversari. Chi scrive queste note ha fatto parte di un direttivo sezionale (della DC) nel quale erano rappresentate una decina (!!!) di correnti. Il segretario politico, espressione della maggioranza, cercava di ottenere il consenso di tutti sulle proposte, ma alla fine doveva adeguarsi all’orientamento della maggioranza stessa. E così il partito usciva all’esterno con una sola proposta (e faccia), che talvolta era integrata dal contributo delle minoranze. Tutto qui.
Nel vecchio partito comunista – il PCI – sostanzialmente le cose funzionavamo alla stessa maniera, anche se il tutto veniva ammantato dal cosiddetto centralismo democratico, che non era altro che l’espressione della volontà della maggioranza presente all’interno della segreteria. Non per questo la vita politica del tempo era monotona. Anzi, i corpo a corpo erano frequenti, quasi giornalieri, ma tutti si sentivano legati al rispetto delle regole nei momenti delle decisioni. Che Fabrizio Abate venga messo alla berlina dalla presunta minoranza ( la cosa viene contestata!) sui giornali è un fatto gravissimo. Che il segretario provinciale, Paolo Campo, non riesca a trovare una via di uscita è altrettanto grave. Che si cerchi di accontentare ostinatamente tutti gli schieramenti presenti non porta da nessuna parte, perché alla fine ci sarà la deflagrazione con il crollo del soffitto sulla testa di tutti. Anche Scioscia ha ritenuto di dire la sua, rimarcando quelle ferite apertesi a seguito della sua uscita dal partito. Poteva farlo, ma deve tenere presente che in Consiglio Comunale sta anche con i voti di quel partito – il Pd - che oggi contesta.
Noi abbiamo la sensazione che il partito venga considerato come un circolo ricreativo, dove peraltro c’è ben poco di cui ricrearsi. Noi crediamo che la politica debba essere fatta nei partiti, laddove questi non si abbandonino alla deriva del demagogo di turno e sappiano davvero essere quello che è la stessa Carta Costituzionale sancisce all’art.49 quando attribuisce loro il compito di soggetto collettivo popolare con cui i cittadini possono liberamente “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Questo non significa, come detto, chiudersi nel recinto delle proprie convinzioni e trasformare i partiti in riserve indiane. Tutt’altro. I partiti sono appunto “quelle sedi di discussione politica, di confronto serrato e sereno sulle scelte fatte e su quelle da fare”. Evidentemente questi concetti non riescono a decollare nella politica lucerina, dove i partiti oggi vengono considerati strumenti per questioni o rivincite personali. Il contrario di come dovrebbero essere!
Antonio Di Muro


