A questo punto viene spontanea una riflessione: sino a quando Lucera e il suo collegio senatoriale hanno avuto la possibilità di esprimere un nostro parlamentare, diciamo così locale, il Tribunale è stato sempre off limits. E ci vogliamo solo riferire ai senatori democristiani, dato che quelli degli altri partiti viaggiavano per conto proprio e giustamente si occupavano delle questioni del loro territori. Pensiamo a Baldina Di Vittorio e Renato Guttuso, figure comuniste eccellenti per aspetti diversi (la prima figlia di Giuseppe Di Vittorio, il secondo artista del pennello di fama nazionale)i, ma inesistenti per quanto concerne le problematiche locali. Per i “bianchi” (DC) l’elenco è questo, nell’ordine strettamente cronologico: Alfonso de Giovine, Mario Follieri, Severino Fallucchi, Luigi Follieri e Costantino Dell’Osso. Quest’ultimo per quanto formalmente espressione del PSDI, era in pratica un parademocristiano al di sopra delle parti, come dimostra il suo cospicuo bottino elettorale, che certamente si distanziava di molto da quello specifico del partito di appartenenza. De Giovine e Dell’Osso sono stati anche rispettivamente Sottosegretario al Tesoro e all’Interno. I due Follieri, padre e figlio, hanno fatto parte dei firmatari di diverse proposte di legge. L’ammiraglio Severino Fallucchi, benché di Sannicandro Garganico, era in pratica uno dei nostri ed ha fatto parte della Commissione Difesa, sempre del Senato.
Facciamo questa ricostruzione per i più giovani, quelli che non hanno avuto la possibilità di vivere una fase della vita politica che vedeva appunto Lucera a competere anche a livello di rappresentanze parlamentari, con la stessa Foggia capoluogo. che pure annoverava gente come i Vincenzo Russo, Donato De Leonardis, Stefano Cavaliere e Gustavo De Meo, solo per citare i democristiani. Avere un parlamentare in loco a disposizione di tutti i centri del collegio senatoriale di Lucera era un fatto importantissimo, anche per il sostegno che questi uomini potevano dare alle Amministrazioni Comunali. Ne fa fede la bella testimonianza che a suo tempo rilasciò Peppino Papa, il quale ebbe modo di affermare che don Alfonso de Giovine gli fu affettuoso collaboratore durante la sua permanenza a Palazzo Mozzagrugno, pur guidando una Giunta comunista e pur essendo espressione di un partito – il PCI – allora egemone a Lucera. Come si è detto in altre circostanze non è che il Tribunale di Lucera sia stato mai al riparo da voglie soppressionistiche. Ci hanno provato un po’ tutti e una sola volta il proposito è andato a segno. Facciamo questo discorso anche a sostegno di quanto andiamo affermando in questi giorni di tempesta circa la necessità di avere in loco qualcuno che davvero ci rappresenti dignitosamente e, se il caso, anche con autorevolezza. Per farlo bisogna andare anche al di là dei partiti, degli schemi consolidati.
Solo quando tali schemi sono stati superati si sono conseguiti risultati importanti. Quello che è accaduto all’ingresso del Ministero di Grazia e Giustizia è davvero grave, pur concedendo tutte le attenuanti del caso, tipo la mancanza di autorizzazione all’ingresso o altre diavolerie burocratiche, quelle che stanno ingessando l’Italia. E’ stato detto che per poter entrare occorreva l’accompagnamento di un parlamentare! Sono matti! E i Sindaci che rappresentano sul territorio l’articolazione dello Stato sono forse degli intrusi da tenere alla larga, anche attraverso i mitra degli agenti? Ci vuole un parlamentare qualsiasi ( con tutto il rispetto) a legittimarli? E’ stato detto che il Ministro Paola Severino dovrebbe chiedere scusa ai nostri Sindaci. Non basta. Dovrebbe dimettersi e tornare a fare l’avvocato, visto che lo sa fare bene. La politica è altra cosa. Se questi esempi poco edificanti vengono dall’alto siamo veramente ridotti alla frutta. Chi crede di essere questa Severino che non consente ai nostri Sindaci di varcare il portone del Ministero di Grazia e Giustizia? Almeno il Quirinale ha salvato la faccia acquisendo gli atti, sia pure attraverso uno oscuro funzionario dell’apparato!
a.d.m.


