Noi l’abbiamo detto con largo anticipo. Attenzione, questi signori della sanità regionale conoscono benissimo la tattica per addolcire la pillola delle annunciata soppressione dell’ospedale, per cui alla fine ci faranno arrendere per stanchezza. La tattica è questa: molte promesse, tanto fumo negli occhi per dare la sensazione del pieno ascolto, progressione nelle mezze ammissioni e poi la mazzata finale. E’ questa una tattica molto collaudata in politica, come – ripetiamo – abbiamo avuto modo di constatare in altre analoghe situazioni. Neppure il ricompattamento dell’intero arco politico è servito a modificare le cose, a dimostrazione che il problema del “no” alla soppressione o al ridimensionamento (che sa di soppressione e beffa) è sacrosanto e nulla può modificare una situazione oggettiva. Ma, a Bari c’é un presidente ballerino che promette a livello nazionale mari e monti, mentre nella sua regione fa esattamente il contrario. Difatti, cosa dice a Roma per far riemergere uno sgangherato centro sinistra: più occupazione, più assistenza sanitaria per i più deboli, ascolto della classi emarginate, migliore utilizzo delle risorse, diminuzione della tassazione e via di questo passo. A Bari succede il contrario! Con l’aggravante delle inchieste giudiziarie! E quanto fa il poeta a livello nazionale si infuria contro quegli ottusi del centro destra o dei tecnici, che manderebbero il popolo italico alla rovina! Siamo alla farsa! Ormai, stanno spogliando il nostro territorio, che davvero vogliono ridurre in mutande e portarlo sull’orlo dalla povertà alla miseria.
Ormai, qui non c’è più nulla. La parola d’ordine è tagliare, tagliare a più non posso. Abbiamo una politica debole che facilita questo stato di cose. Quando eravamo ben rappresentati a Roma non ci si poteva permettere di agire a colpi di mannaia impunemente. Ricordiamo le grandi battaglie dell’ onorevole Vincenzo Russo, il quale interveniva con forza tutte le volte che qualcuno a livello romano o dell’Alta Italia si permetteva di prendere le forbici e tagliare qualcosa in danno della Capitanata. Anzi, con lui qui è arrivata la industrializzazione (Enichem, Ajonomoto Jnsud, Lanerossi, Pugnochiuso, Università ecc.), una industrializzazione che i suoi successori non hanno saputo difendere. Come i fatti di oggi dimostrano. Anche il nostro tribunale è stato sempre a rischio chiusura, ma i nostri della politica nazionale facevano sempre squadra e muro perché non venisse chiuso. L’ultimo tentativo risale all’esperienza del senatore Costantino Dell’Osso, il quale, come Sottosegretario all’Interno, guidò una delegazione con alla testa l’allora sindaco Peppino Melillo per indurre il Ministro dell’epoca a cambiare registro. Anzi, venne proprio a Lucera l’allora ministro prof. Giuliano Vassallo per rendere omaggio alla grandezza del nostro tribunale, una grandezza non di dimensioni, ma di storia, di qualità di lavoro, di serietà degli operatori ecc. Per non parlare dell’allora presidente del Consiglio prof. Giovanni Leone, che il presidente dell’epoca dell’Ordine Forense, avvocato Mario Prignano, chiamò al capezzale della struttura giudiziaria per ribadire la sua grande tradizione.
C’è di più e lo ricordiamo soprattutto per i più giovani. Sindaco Peppino Melillo fu approvato il progetto per la realizzazione di un nuovo edificio in zona porta Foggia, un progetto che vide nella elaborazione il concorso dello stesso Procuratore Capo dell’epoca. Venne anche data notizia del relativo stanziamento ( se non ricordiamo male 50 miliardi di lire), che andava integrato con il contributo del Comune. Tutto questo avveniva non secolo fa, ma in anni vicini ai nostri giorni. Cosa sia cambiato da allora non è dato sapere. I signorini non ce lo spiegano e si permettono anche si prenderci in giro quando promettono in presenza delle delegazioni, ma poi tranquillamente tagliano per il gusto di tagliare. Va bene che bisogna risparmiare, il guaio è che si incomincia sempre dalla parte sbagliata. C’è da risparmiare nella gestione delle società che gestiscono la finanza? Tagliamo l’Agenzia delle Entrate e l’Equitalia. Dove? A Lucera, naturalmente. Dire che siamo in mondo di pagliacci francamente è poco! E, poi, qualcuno si meraviglia dinanzi al fenomeno dell’astensionismo.
a.d.m.


