Forse si vanno mettendo al posto giusto i tasselli di un mosaico che per tanti sembrava alquanto esagerato rispetto alla gravità delle accuse. Sapete che a Franco Petrucci, consigliere comunale del PDL, era stato vietato di vivere ed operare nella sua città, per le presunte irregolarità di cui si sarebbe reso responsabile in qualità di presidente della commissione dei Servizi Sociali. In pratica, avrebbe intascato, in concorso con altri, il corrispettivo dei gettoni di presenza ( pari a complessive 2.000 euro, se ricordiamo bene), all’interno di una gestione ritenuta dagli inquirenti formalmente non corretta. Alcuni riunioni si sarebbero tenute solo sulla carta, mentre altre risulterebbero inficiate da gravi inadempienze sostanziali. Resta il fatto che fu arrestato con l’accusa di falso e truffa il 15 febbraio scorso, ma con la possibilità di beneficiare degli arresti domiciliari. Lo stesso GIP che aveva condiviso il provvedimento cautelare, due giorni dopo ne ordinò la revoca. Quest’ultima venne impugnata dalla Procura della Repubblica dinanzi al Tribunale del Riesame, che comminò il cosiddetto “divieto di dimora”. Il legale del Petrucci, Luigi Follieri, ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ritenuto illegittima la misura disposta dal citato Tribunale del Riesame di Bari. Gli atti dovranno essere ora rinviati a quest’ultimo organo giurisdizionale per una nuova pronuncia.
Con questo provvedimento della Suprema Corte si definisce uno degli aspetti di questa vicenda, che ha fatto in qualche maniera da battistrada a diverse altre di connotazione politica e che nella politica hanno trovato nei giorni scorsi occasione di vivaci polemiche e prese di posizione, quasi che stesse per avvicinarsi la fine del mondo. Noi siano stati tra i pochi a predicare prudenza, a non colpevolizzare alcuno prima della conclusione dell’iter giudiziario, a lasciar lavorare in pace quanti erano e sono impegnati nelle indagini. Detto questo, a tanti è sembrato, sin dall’inizio, troppo rigoroso il divieto imposto al Petrucci di continuare e a vivere ed operare nella propria città e di scegliersi un’altra per farlo, come si fa generalmente per i grossi malavitosi. Ma, tant’é. I provvedimenti vanno rispettati e in questo contesto si é atteso il pronunciamento della Cassazione. Ora il tutto va defluire nella sede dibattimentale, nel processo, dove le posizioni in campo avranno modo di argomentare con gli elementi a propria disposizione. Non è il caso di fare previsioni, come dimostrano i tanti casi anche di valenza nazionale, con sentenze che sono state inflitte e, poi, catapultate nel grado successivo.
Per intanto, Petrucci potrà continuare a vivere ed operare nella propria città e forse anche a riappropriarsi di quel ruolo politico che la vicenda gli aveva provvisoriamente negato. Va ricordato che Petrucci è stato uno dei più suffragati nelle ultime elezioni comunali, per cui certamente riterrà di ripresentarsi ai suoi elettori con la convinzione di non voler rinunciare al suo ruolo, pur nel momento in cui è chiamato a difendersi dall’accusa di falso e truffa, che restano in piedi sino al risultato processuale di primo grado. Sono queste valutazioni, ovviamente, che spettano non solo all’interessato, ma anche al suo partito che sulla questione si è mantenuto saggiamente in posizione molto prudente, in attesa di conoscere l’epilogo dell’intera vicenda che, comunque, è ancora alla fase preliminare.
Antonio Di Muro