Parliamoci chiaro per non alimentare e diffondere facili illusioni: non sarà di certo la dichiarata volontà di aderire al Molise che salverà l’ospedale “Lastaria”. D’accordo, le manifestazioni messe in campo ci volevano, ma solo per riaffermare una situazione di insoddisfazione circa la mancanza attenzione della Puglia verso i nostri problemi. Sono manifestazioni formalmente inutili, cioè prive di conseguenze giuridiche, anche se possono avere un valore dimostrativo, etico, politico. E’ piuttosto una sorta di minaccia per dire a quelli della Regione Puglia che siamo pronti a passare sull’altra sponda se non ci accontentano. Null’altro. Ma quelli della Regione Puglia si fanno un baffo di queste minacce, perché sanno che non servono a nulla sul piano pratico. Lo diciamo, ripetiamo, non per sgonfiare il pallone degli entusiasmi, ma per evitare che questi siano vuoti. Per passare al Molise occorre fare un percorso istituzionale complesso, lungo, che di questi tempi ha poche probabilità di avere uno sbocco positivo. Semmai il discorso può essere visto in prospettiva, nel senso di affilare le armi sin d’ora per immettersi davvero sulla strada molisana. Sin da ora, perché come vanno le cose Lucera, il Subappennimo e la Capitanata andranno certamente incontro ad altre defezioni, per cui occorre da subito prendere le contromisure.
Se il problema ospedale riuscirà veramente a compattare le volontà delle nostre popolazione a fare fronte unico con Molise, potremmo avere indirettamente dei punti a beneficio di quanti pensano che passando sull’altra sponda si possa finalmente risolvere i problemi insoluti da anni. C’è, poi, da valutare seriamente quale sarebbe il presunto beneficio complessivo di tale operazione, dato che non stiamo parlando di una regione – quella molisana – a cui cola il grasso dai bilanci. Anche dall’altra parte i problemi sono tanti, alcuni dei quali parenti stretti dei nostri. Su questa strada bisognerebbe finalmente prendere in seria considerazione la proposta di istituire una nuova regione, la “Moldaunia,” che avrebbe una autonomia più ampia e comprenderebbe un territorio pianificato e articolato in modo più soddisfacente e più aperto ai benefici centrali. Insomma, incontriamoci ancora al confine molisano per stringerci la mano e per protestare contro le politiche attuali di tagli e soppressioni di un patrimonio già abbondantemente compromesso negli anni e per di più falcidiato da una crisi che sta mettendo in difficoltà seria anche la condizione sociale dei territori.
Ma, fatto questo, occorre finalmente concretezza ed uscire dal mondo delle facili enunciazioni di principio, quelle che la mattina dopo scompaiono dalle pagine dei giornali e dalla mente dei cittadini. I Consigli Comunali dovrebbero incominciare a lavorare subito in questa direzione, producendo non solo ordini del giorno, ma atti previsti dall’iter di annessione contemplato anche dalla Costituzione. Bisogna fare presto e sul serio, perché quei marpioni che oggi tagliano le nostre teste sanno in partenza che andrà a finire con le solite inutili litanie. Dunque, per concludere, utilizziamo il capitale di protesta messo in cascina in questi giorni, facendo in modo che il passaggio nel Molise o la istituzione della nuova regione immaginata dall’ing. Amodeo incominci a mettere radici sane, in grado di svilupparsi presto e far sorgere verdi foglie di speranza.
a.d.m.


