Pasquale Dotoli e Antonio Tutolo ci devono consentire di fare, come si dice in gergo giornalistico, un po’ le pulci a qualche loro recente intervento. Incominciamo dal primo, se non altro perché è il capo della presunta maggioranza al Comune e, quindi, depositario di maggiori responsabilità. Egli, nell’ultimo Consiglio Comunale, ha ammesso candidamente che l’Amministrazione ha attraversato e sta attraversando momenti di grande sofferenza politica. Il fatto di averlo ammesso è davvero un fatto che gli fa onore, perché in genere, in questi casi, si tende ad aggirare il problema dicendo e non dicendo, nascondendosi all’interno del solito frasario politichese incomprensibile. Ha aggiunto, però, che ciò non deve essere considerato un fatto sensazionale come lo si vorrebbe dipingere, perché già prima della sua esperienza (Labbate e Morlacco) non è che le cose siano andate meglio. Insomma, conflittualità c’era prima e conflittualità c’è ora, magari con alcuni degli stessi protagonisti di allora e di ora. E’ vero. Però vogliamo ricordare a Dotoli che egli ha impostato la campagna elettorale sulla discontinuità, cioè proprio per realizzare il tentativo di eliminare quelle cause che hanno determinato il tormentone con Labbate e Morlacco. Per fare questo ha avuto anche l’ardire di mettere agli angoli alcuni di quei protagonisti che egli riteneva responsabili di un certo malcostume politico. Senza girarci attorno, ci riferiamo a, Labbate, Cardillo e successivamente a Dell’Osso. Ora, con altrettanta franchezza, dovrebbe ammettere che il piano è fallito, visto che ora si ritrova nelle stesse condizioni di conflittualità che hanno contraddistinto la gestione dei predecessori e avendo al fianco diversi di quelli che hanno messo in croce soprattutto Morlacco . Ammettere la sconfitta su questo fronte non sarebbe disdicevole e forze contribuirebbe a rinserrare le file della maggioranza.
Antonio Tutolo. Nel corso del tavolo tecnico su sviluppo e lavoro, egli ha affermato che, di fronte al fallimento della programmazione immaginata dall’Amministrazione, sarebbe il caso di cambiare registro. Come? Stilando e approvando in Consiglio Comunale un documento di indirizzo che possa richiamarsi ad un diverso schema di programmazione. Ha buttato giù anche delle provocazioni sonore ( nucleare a Lucera!!!!) per rendere più efficace l’intervento. Premettiamo, a scanso di equivoci, che, per esperienza, diffidiamo di questi tavoli tecnici, che si risolvono quasi sempre in una colluvie di paroloni, senza mai centrare il bersaglio grosso, che è quello di realizzare il tema dei tavoli stessi. Inoltre, a queste iniziative, in genere, mancano gli interlocutori veri, cioè quelli che mettono sul tavolo i quattrini. Il resto appartiene al mondo delle chiacchiere. Tutolo propone di cambiare in corsa le cose. Questo metodo non ci piace, come non ci piacciono coloro che cambiano casacca durante la legislatura. Vogliamo ricordare ad Antonio che gli elettori votano sui programmi, che sono degli impegni da assolvere una volta avuta la opportunità di avere la maggioranza. Che significa formalizzare un documento per un cambio di indirizzo programmatico? Per carità, nella vita si può cambiare opinione. Ma, in politica non dovrebbe essere così. Il cambio di indirizzo programmatico dovrebbe essere sufficiente a far tornare gli elettori alle urne e prospettare loro la opportunità (se c’è!) di girare pagina e percorrere un’altra strada. Certo, comprendiamo che Tutolo abbia voluto molto schematizzare la questione per renderla più a portata di mano e di comprensione, pur tuttavia non ci sembra molto ortodossa sul piano politico ed etico. C’è qualcuno che la pensa diversamente?
a.d.m.


