Abbiamo inventato a Lucera il sistema dei pasticci. Più ce li procuriamo, meglio stiamo, direbbe sarcasticamente lo scrittore napoletano Luciano De Crescenzo. Sembra un paradosso, ma è proprio così. In ci facciamo davvero mancare nulla. Questa volta sono i tecnici al capezzale del castello lucerino a contrapporsi circa le soluzioni da adottare per far rivivere virtualmente l’impianto urbanistico e architettonico del maniero. Negli ultimi giorni, si è aggiunta la decisione della Sovrintendenza, che non ritiene opportuna dal punto di vista tecnico la sistemazione dei reperti rinvenuti nell’area archeologica di “San Giusto” all’interno dell’area del castello. Sembrava questa la soluzione più idonea, peraltro sottoscritta da tanti esperti qualificati. Va aggiunto che altre aree sono state di volta in volta scartate, con ragioni in qualche caso discutibili, come quando si è parlato del sito dell’ex convento di “San Pasquale”. Ovviamente, per realizzare le opere di messa a dimora dei reperti vi sono da utilizzare stanziamenti ad hoc. Per cui con queste diatribe si corre il rischio di rimettere al mittente le somme ora disponibili.
Altro caso. In precedenza, anche in questo spazio, si è dissertato sull’arrivo di 15 milioni di euro per mettere mano ad opere all’interno che dovrebbero, se realizzate, ricomporre il vecchio quadro storico del castello. Anche qui ci sono state e ci sono molte polemiche. Detto questo occorre ricordare a tutti che le contrapposizioni e le tante polemiche non giovano a portare l’attenzione sulla necessità di salvaguardare i resti del monumento , anche ad evitare possibili crolli, in considerazione delle pessime condizioni delle colline sottostanti. Perciò, senza entrare nel merito delle varie visioni programmatiche, occorre fare squadra e concentrarsi realmente sulle cose da fare. Fornire all’esterno certi spettacoli di contrapposizione non giova a nessuno, neppure a quanti ritengono di apparire protagonisti a tutti i costi.
a.d.m.
.