Come si dice? Siamo stati facili profeti nel pronosticare, anzitempo, la conclusione negativa di tutta l’azione di contrasto volta ad evitare la soppressione del Tribunale di Lucera. Proviamo imbarazzo a ricordarlo, ma siamo stati i soli a dire a livello giornalistico che con le armi a disposizione non si poteva andare lontani. Beninteso, non per demerito di quanti si sono battuti allo stremo per avere una riconsiderazione della decisione governativa, ma perché era obiettivamente difficile modificare il verdetto in una situazione in cui occorreva una sinergia di forze politiche nazionali e regionali diversa da quella deludente e scadente che c’è stata. Si, d’accordo, c‘è stato l’interessamento di alcuni parlamentar i(di tutte le parrocchie), ma sono stati dei semplici accompagnatori negli sperduti corridoi romani. Ci voleva ben altro per far indietreggiare il Ministro Paola Saverino! Prima di tutto è venuto meno clamorosamente l’apporto della Regione, che non ha ritenuto di scendere in campo attraverso passi istituzionalmente forti, quelli, per capirci, in grado di far comprendere a Roma che la questione non riguardava solo il campanile di Lucera ( peraltro prestigioso!), ma tutta la già complessa e sgangherata organizzazione degli uffici giudiziari, che non sono assolutamente in grado di gestire la domanda di giustizia proveniente dalle popolazioni pugliesi.
Il pallido, timido comunicato del Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna non è servito a nulla ( se non a prenderci in giro!), perché questa figura conta poco sul piano politico, dato che si limita a regolamentare le alzate di mano nella massima assise pugliese. Il suo comunicato e tanti altri di semplice facciata non sono stati neppure letti o difficilmente giunti a destinazione, specie se l’ufficio stampa del Ministero godeva di un meritato periodo di ferie! Poteva risultare importante il ruolo dei magistrati, i quali, però, sono usciti allo scoperto fuori tempo massimo, pensando forse che la cosa poteva essere risolta con le povere munizioni dei nostri politici, senza, perciò, uscire direttamente allo scoperto. Ci riferiamo in particolare al documento della Direzione Distrettuale Antimafia. Cosa che, invece, bisognava fare tempestivamente, se non altro perché la nuova geografia giudiziaria ha pure a che fare con la posizione professionale di ciascuno di loro! Per di più si è inserita quella infelice dichiarazione del Procuratore Capo di Bari, Antonio Laudati, il quale, non si capisce ancora in quale contesto, ha dichiarato che la situazione della criminalità mafiosa in Capitanata era tutto sommato sotto controllo, inflazionando di fatto il quadro presentato dagli altri. Ancora. Quella frantumazione della posizione degli avvocati di San Severo, Foggia, Manfredonia e via di seguito ha anch’essa contribuito a determinare scompiglio, perché è apparsa a tutti come difesa ad oltranza di una posizione che mirava a difendere solo gli interessi del proprio campanile.
L’avvocato Raffaele Preziuso, in uno sfogo contenuto in una sua dichiarazione diffusa alla stampa, giustamente si sente rammaricato e amareggiato per il fatto che talvolta neppure sono stati ricevuti o ascoltati dalle figure istituzionali. Con quegli accompagnatori cosa pensava di ottenere nella grande capitale della politica? Qui ti aprono le porte se l’accompagnatore è di quelli che politicamente si fa sentire ai piani alti ( per quel che ci riguarda immaginiamo un Raffaele Fitto!), altrimenti, se sei fortunato, ti fanno parlare con il solito funzionario di turno, il quale si limita a dare assicurazioni di massima. Anche questo abbiamo detto nei mesi scorsi, anche questo si è puntualmente verificato. E’ triste e amaro dire queste cose, ma non dirle significa prenderci in giro. In qualche maniera si è ripetuto il canovaccio dell’ospedale, che non è stato chiuso, ma è stato gravemente mutilato soprattutto nell’entità dei posti letto. Ci è stato detto che dobbiamo accontentarci ad evitare provvedimenti maggiormente punitivi! Insomma, siamo anche all’azione intimidatoria, cosa che può accadere in una città che politicamente rappresenta il nulla. E non solo in politica. In questo clima se ne vanno mestamente anche l’Agenzia delle Entrate e l’Equitalia, rimarcando l’azione di spoliazione in atto da qualche anno.
Antonio Di Muro


