Con la celebrazione della solennità dell’Immacolata, si è chiuso il primo dei momenti forti in programma per l’Anno fasaniano. In effetti saranno dodici mesi di festeggiamenti ed esaltazioni, ma anche di riflessioni e conoscenze più approfondite della figura di San Francesco Antonio Fasani, la sua storia, le sue opere, le sue virtù, e anche il rapporto che la città, la diocesi e il territorio ha con lui. Si annuncia quindi ricco di spunti l’Anno fasaniano, iniziativa partita ufficialmente nel giorno della sua festa del 29 novembre scorso e terminare nella stessa data del 2011.
In mezzo il momento clou, quel 13 aprile in cui verrà celebrato precisamente il Giubileo della canonizzazione del Padre Maestro di Lucera.
A distanza di 25 anni, quindi, la comunità dei frati minori conventuali ha dato inizio all’evento che prevede manifestazioni di carattere religioso, culturale e sportivo.
La celebrazione eucaristica che ha dato il via al programma è stata presieduta da monsignor Michele Di Ruberto, segretario della Congregazione per le cause dei Santi, dal vescovo della diocesi di Lucera-Troia monsignor Domenico Cornacchia e da padre Michele Pellegrini, ministro provinciale dei frati minori conventuali, oltre a numerosi altri sacerdoti diocesani.
Durante la liturgia è stata data lettura del decreto della Penitenzieria Apostolica che ha concesso la Indulgenza Plenaria nel santuario di San Francesco Antonio Fasani e valida proprio fino al 29 novembre 2011.
Nel corso della celebrazione svoltasi in una chiesa semplicemente gremita, il sindaco di Lucera Pasquale Dotoli ha preso parte come di consueto in rappresentanza della città e ha acceso la lampada posta accanto all’urna dell’altare maggiore con le spoglie del santo. Al termine della messa un’affollata processione ha accompagnato la statua del Fasani lungo le vie di Lucera, toccando i luoghi di sofferenza (carcere, ospedale) e quelli legati alla sua vita terrena, come la casa natale poco distante dal santuario.
“Con l’Anno Fasaniano dobbiamo riprendere il filo rosso che unisce gli anni e tirarlo – ha spiegato padre Giovanni Iasi, rettore del santuario e guardiano del convento - in modo da collegare le generazioni che non c’erano 25 anni fa. Questo patrimonio di santità sfugge alla presa della nostra pastorale che si fonda anche sui santi. E noi ne abbiamo uno in casa!”.
L'ufficio Stampa
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