E’ arrivata la sentenza: l’ospedale di Lucera “Lastaria” perde 68 posti letto, posto che la dotazione attuale di 171 è stata ridotta a 71. Questo nella sostanza significa che il nosocomio subirà un ridimensionamento e un declassamento tali da portarlo a livello di poliambulatorio, dove si presta il soccorso ai ragazzi che si fanno male giocando a pallone! Perdonateci se facciamo un po’ di ironia, perché altrimenti dovremmo parlare di melodramma. I politici della nostra sinistra regionale ci hanno fatto il servizio, come si dice dalle nostre parti in termini un po’ volgarucci, nel senso che ci hanno alluvionato di chiacchiere e promesse, mentre in realtà tramavano alle nostre spalle. La dimostrazione? Si dice che il provvedimento rientrerebbe nella logica della politica dei tagli “per forza”, motivo per il quale a tutti sarebbe stato addossato un certo costo per conseguire il risultato finale. Bugie. L’ospedale di Cerignola è passato da 196 a 214 posti letto. Stessa sorte per quello di Manfredonia che ne disponeva di 159 ed ora si attesterà su 165. Quello di San Severo ha subito un taglietto, dato che è stato portato da 231 a 202 punti di ricovero. Insomma, sono stati favoriti i nosocomi meglio coperti politicamente. Altro che e altro dato. Non ci credete? Ecco, tra l’altro, cosa ha dichiarato il capogruppo del PDL alla regione Rocco Palese: “A condizionare le decisioni del governo Vendola su punti nascita, posti letto, ospedali da chiudere o ridimensionare, non sono state scelte di carattere tecnico-scientifico, ma un vero e proprio mercato politico, a scapito d legalità, trasparenza, professionalità e diritto alla salute dei cittadini”.
Complessivamente i posti letto nell’Asl di Foggia sono stati portati da 725 a 652, con un minus di 73 unità, come dire che quasi tutto il taglio pesa sull’ospedale lucerino ( meno 68 su 73). Ditecelo voi lettori se questa è logica o giustizia! E come se un padre dicesse a due figli di sperperare e al terzo di vivere con gli spiccioli dei fratelli! Anche l’ospedale foggiano è stato salvato, pur nella consapevolezza che qui c’era molto da tagliare, perché i grandi sprechi si annidano soprattutto nelle grandi strutture, dove, tra l’altro, il controllo è all’acqua di rose e le clientele da accontentare sono più presenti e la larghe nei numeri. Difatti, aveva 808 posti letto e tali sono rimasti dopo la sforbiciata. E’ stata messa in campo la politica del ragioniere, il quale non perde tempo a tagliare purché il suo bilancio rientri nei parametri prestabiliti. Tante riunioni, tanti confronti, tante dichiarazioni per non concludere nulla. Qualcuno dovrebbe spiegarci come mai pochi anni fa sono state spese ingenti somme per potenziare il reparto di ortopedia, cardiologia e l’oncologia ( ora tre eccellenze), il pronto soccorso e d’un tratto ritenere che questi investimenti debbano essere d’un tratto vanificati. Possiamo farlo da soli, andando a rileggere le dichiarazioni a suo tempo rilasciate, quando i maggiorenti della sanità, petto in fuori, affermavano che era necessario potenziare queste strutture, perché poste al servizio di un ospedale di qualità, che aveva già bene meritato e che era al servizio di un’area socialmente debole, distante da agili aree di collegamento.
Tutto dimenticato. Su chi è andato il peso di quegli investimenti? Su di noi. Chi pagherà il ridimensionamento? Sempre noi. I “nostri” e il comitato per la difesa dell’ospedale tenteranno ancora di difendere quel che è ancora possibile difendere. Saremmo un po’ pessimisti, poiché abbiamo vissuto altre esperienze del genere. Ci mettiamo anche un po’ di nostro, posto che quando andiamo a votare facciamo il tifo per i forestieri, che, poi, al bisogno, ci ignorano. Lasciamo stare le azioni giudiziarie, come si va ventilando, perché quelle non portano a nulla: la regione ha potere legislativo in materia, per cui ogni azione di contrasto è inutile e per di più costosa. Ora sono in bilico anche l’Agenzia delle Entrate e l’Equitalia. Due strutture finanziarie che bisognerebbe lasciare per le stesse motivazioni che si invocano a difesa dell’ospedale o del tribunale. Il problema è che le nostre proteste non arrivano in alto, poiché i politici di casa nostra non valgono un fico secco laddove si decide. Quelli che avevamo li abbiamo bruciati come lo stupido che per dispetto alla moglie si taglia quel noto e prezioso ammennicolo!
a.d.m.


