E’ una sorta di richiamo alle armi per la vecchia politica lucerina. Se sono tornati (o stanno tornando) in campo alcuni della vecchia guardia vuol dire che il progetto di ricambio o, se volete, di rinnovamento della classe dirigente politica è fallito clamorosamente. I ritorni probabili più eclatanti alla vita attiva sono quelli di Costantino Dell’Osso e di Peppino Labbate, anche se quest’ultimo ha dichiarato recentemente a chi scrive che non porrà problemi di candidature. Il suo ruolo dovrebbe essere quello di fare il regista all’interno dell’UDC, stando in cabina di regia con il professor Mario Cardillo. Anche il professore ha avuto occasione di dichiarare che non gli interessano le candidature, posto che dedicherà il massimo della sua attenzione alle sorti dello studio professionale e all’insegnamento. Al momento non vi è motivo di dubitare delle loro intenzioni, se non altro per una questione di riguardo, di correttezza. Ma, c’è qualcuno che immagina Peppino Labbate a fare la panchina, ad accontentarsi del ruolo di allenatore o di suggeritore? Francamente dubitiamo che ciò accada, anche perché se l’onnipresente e l’onnipotente l’onorevole Angelo Cera lo ha voluto nella sua squadra vuol dire che la prospettiva si muove in un raggio molto ampio.
Mentre scriviamo si dà per certo l’ingresso di Costantino Dell’Osso nella maggioranza. Anche per lui si ipotizza un ritorno alla vita attiva, anche se non gli è stato ancora ritagliato un ruolo che possa essere all’altezza dei suoi trascorsi politici, amministrativi e professionali. Si parla di Dell’Osso vice sindaco, ma riteniamo che si tratti di una ipotesi non realistica, senza fondamento. Se l’ex senatore tornerà in campo è perché intenderà spendersi su uno scacchiere con proiezioni che superino gli angusti ambiti municipali. Del resto non potrebbe essere diversamente, altrimenti sarebbe vanificato il contributo che egli può dare negli ambiti in cui si possono prendere decisioni importanti. Tornando al tema di partenza, non sono solo questi ritorni a scaldare i motori della politica e decretare la fine di ogni buon proposito di ricambio in politica. Se addirittura si rimpiangono i lontani tempi di Biagio Di Giovine, Peppino Papa, Mario Carrescia, Mimì Albano, Peppino Melillo, Vincenzo Di Siena ed altri che in questo momento non abbiamo sottomano, vuol dire che ora siamo veramente messi male, anche perché colui che doveva fare da apripista e trainare il movimento del ricambio o della discontinuità, Pasquale Dotoli, è stato messo nelle condizioni di arrendersi. Eppure, vi erano tutte le condizioni per poterlo fare, dato che il primo a crederci è stato elettorato che nelle elezioni ultime amministrative ha dato carta banca a chi proponeva tale programma, mettendogli in mano le chiavi di un bel 62% ed oltre di consensi elettorali.
Ma, i destinatari di questo consenso si sono messi a fare le capriole in Consiglio Comunale e nei partiti ( una tempo si chiamavano i pataracchiari!), credendo di trovarsi in una casa chiusa all’interno della quale dare sfogo alle loro libidini politiche e personali. Guardate la composizione del massimo consesso cittadino: è stravolta. Il che significa che è stato ignorato, tradito, sbeffeggiato il significato, anche morale, del voto elettorale, che voleva rivitalizzare i partiti per risolvere i tanti problemi della città, ma anche dare un volto alla politica che esprimesse coerenza, serietà e spirito di servizio. Tutto questo non è accaduto, pure per demerito di quello che resta dei partiti, i quali si sono distinti più per il mercato degli acquisti e cessioni che per altro. E i risultati si vedono, nel senso che è la stessa politica che si è impigliata in una rete senza vie di uscite. Noi che non abbiamo mai valutati i politici in relazione al dato anagrafico ( buoni se giovani, cattivi se vecchi!), vogliamo sperare che questi ritorni non siano aria fritta, ma che davvero rilancino la politica nella direzione di ridare prestigio ad una città che si spegne lentamente. Se non si è già spenta!
a.d.m.


