Michele Cedola lascia deluso il PDL, anzi disgustato, se sono vere al cento per cento le sue dichiarazioni riportate nei giorni scorsi dal quotidiano regionale barese. Delusione per la politica asfittica ed inconcludente del partito: questa la motivazione di fondo che lo ha indotto ad abbandonare la nave pidiellina, che continua a viaggiare tra i marosi dell’ incomunicabilità e dell’insipienza. In verità, questo non è solo stato d’animo di Cedola. Se avvicinate i singoli, al riparo degli occhi indiscreti, tutti diranno che in questo partito è difficile militare, perché è difficile, se non impossibile trovare un minimo comune denominatore per assemblare frammenti di un decente percorso unitario e responsabile. I singoli, però, fanno solo i solisti, dato che nel momento di mettersi insieme e trovare punti di convergenza vanno incontro a divaricazioni sul piano personale, che mandano alla berlina il partito. Evidentemente il PDL paga la conseguenza di tre esperienze che non hanno dato buoni frutti. Prima di tutto mettere insieme Forza Italia e AN non ha prodotto grandi risultati, se non contrapposizioni all’interno nella difficoltà di gestire progetti comuni a freddo, senza un retroterra di esperienza comune, benché avessero come riferimento Pasquale Dotoli, che proviene dalla citata AN e qui è stato l’elemento che ha salvato il partito dalla chiusura in tempi difficilissimi. Inoltre, la crisi del PDL giunge da lontano, dato che l’ala maggioritaria proviene da Forza Italia, che ha avuto una vita tribolata già con Peppino Labbate alla guida della sua dell’Amministrazione.
Vanno ricordate le difficoltà che Labbate ha trovato sulla sua strada, perché aveva alle spalle un partito evanescente, liquido, inconsistente, sconclusionato. A fatica il buon Peppino riuscì a portare a termine la legislatura. Nel dopo Labbate, il PDL avrebbe dovuto trovare il respiro e l’assetto giusto per riproporsi all’elettorato in termini di affidabilità, che si era progressivamente depauperata. Paradossalmente l’esperienza Morlacco poteva far respirare il PDL, perché all’opposizione è possibile rigenerarsi, ritrovare quegli elementi di coesione che non è possibile acquisire quando si è in maggioranza, alle prese con le spartizioni clientelari. Invece, la caduta prematura della Amministrazione Morlacco, nei termini quasi drammatici che conosciamo, ha rimesso prematuramente in corsa il centro destra, che si è subito disorientato e spaccato già prima delle elezioni. Difatti, la nuova corsa del dopo Morlacco è partita con la querelle di far fuori Costantino Dell’Osso da candidato Sindaco e con l’esclusione delle liste facenti capo a Peppino Labbate e Mario Cardillo.
Insomma, il PDL si è trovato prematuramente a riprendere in mano la situazione, non avendo l’assetto politico ed organizzativo adeguato. E i risultati si sono subito visti, se lo stesso primo cittadino è stato costretto a puntare i piedi già in occasione dell’insediamento del primo Consiglio Comunale. In questa situazione di permanente confusione, Michele Cedola si è trovato come un pesce fuor d’acqua, per cui la conclusione della sua corsa non poteva che essere quella di prendersi una pausa di riflessione al di fuori della casa madre. Abbiamo la sensazione che il PDL, dopo l’uscita di quelli di AN, perderà altri pezzi e forse dovrà privarsi proprio di quelli che sono stati sinora i coerenti stanchi di fare da cuscinetto ed esporsi solo a brutte figure. Se il partito non si costituirà su basi solide e coerenti non potrà che aspettarsi tempi molto difficili.
a.d.m.


