Ventiquattro anni fa, il 27 maggio 1987, Giovanni Paolo II visitò Lucera, suscitando emozione indicibile; un evento memorabile, una giornata storica, rimasta impressa nella mente di tutti i cittadini. L’entusiasmo della gente era strabocchevole; molti avevano il viso rigato dalle lacrime. Il Pontefice, nella chiesa di San Francesco, si raccolse in preghiera sulla tomba del Padre Maestro, che lui stesso aveva proclamato santo l’anno prima. Furono attimi segnati dal silenzio in cui i cuori dei presenti palpitavano di commozione. La luce che filtrava dall’esterno disegnava un’atmosfera incantata, mentre il pensiero dell’uomo vestito di bianco accarezzava quel francescano, dotto ma umile, che, da secoli, rappresenta la fede del popolo lucerino. Wojtila arrivò in provincia di Foggia quando era già consolidata la sua fama di “Maratoneta di Dio”; ed era l’uomo miracolosamente scampato ai proiettili esplosi dalla pistola di Alì Agca. Portava con sé un’aura di fascino e di mistero. Quel giorno, qui a Lucera, si manifestò a noi con tutta la sua straordinaria forza comunicativa. Tanti ebbero modo di incrociare il suo sorriso soave, il suo sguardo intenso e penetrante. L’entusiasmo della gente era strabocchevole; molti avevano il viso rigato dalle lacrime. Un Papa che ha lasciato un segno. E lo lasciò in tutti noi, gente di Capitanata, in quel maggio 1987. Sin da quando fu eletto, suscitò molta curiosità in tutto il mondo cattolico: dopo secoli un Papa straniero. Avevamo conosciuto pontefici che esprimevano grandi personalità e notevole “spessore”, ma quando, quella sera, alla televisione ascoltammo il saluto di Giovanni Paolo II, il Papa polacco. nel suo incerto italiano (…”se sbalio, mi corriggerete”) comprendemmo che avrebbe rappresentato la “nuova” voce della Chiesa. In piazza Duomo, l’apoteosi. La gioia di grandi e piccini avvolse Giovanni Paolo II in un abbraccio caldo e intriso di gratitudine. Tanti "evviva il Papa". Quella moltitudine di gente, ebbe modo di ascoltare parole di straordinaria intensità come, forse, mai qualcuno aveva prospettato loro, invitando ciascuno di essi alla necessità di compiere un viaggio intimo, segreto, per costruire una fede nuova, totale e capace di riconoscere il Cristo come “unico salvatore”. Quando Egli andò via, Lucera rimase pensierosa, bellissima, illuminata, come non mai, dalla luce della speranza promanata da migliaia di fiammelle che l’uomo vestito di bianco aveva acceso nei nostri cuori. Tutte quelle emozioni, sono rivissute in questi giorni, in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, e mentre a Lucera sono in pieno svolgimento le tante manifestazioni per ricordare il venticinquesimo della canonizzazione del Padre Maestro, avvenuta proprio ad opera del nuovo Beato. Un “legame” che onora ancor di più la natura cristiana della nostra Città e che costituisce un magnifico presagio per le nuove generazioni.
Antonio Barbaro