Così come ad oggi si sono mese le cose, la maggioranza di centro destra al Comune non c’è più. O meglio, si è volatilizzata senza lasciare un minima traccia del programma tanto declamato in campagna elettorale. D’accordo, sedici consiglieri si potrebbero anche racimolare, ma solo sulla carta, perché nella pratica l’operazione si presenta complicata e difficilmente realizzabile. Al punto che il coordinatore lucerino, Giuseppe De Sabato, ha perso la pazienza e si è dimesso, dopo aver azzerato tutte le cariche del coordinamento. Ed ora abbiamo un PDL letteralmente in mutande, con la riproposizione degli stessi problemi che Dotoli aveva prima delle ultime dimissioni. Dicevano che i sedici consiglieri di maggioranza sono soltanto virtuali. Difatti, ci sono diversi che fanno il doppio, triplo gioco, quelli che hanno sempre un mal di pancia incurabile, lasciando di intendere di allinearsi agli accordi, mentre, poi, se la svignano, inventandosi mille scuse, come i ragazzini all’asilo. Ecco perché diversi suggeriscono di allargare il perimetro della maggioranza all’UDC, il cui recupero è in realtà difficile, perché si è preferito fare il braccio di ferro con il partito di Casini, che ha visto protagonisti il gruppo degli scissionisti con a capo Lello Di Ianni.
Molti parlano di poteri forti esistenti all’interno della coalizione, quei poteri che stanno impedendo di fare dei passi in avanti verso l’allargamento e che Pasquale Dotoli non intende privarsi per nessuna ragione al mondo. Chiedere a tutti di fermarsi per un momento di riflessione è ormai cosa inutile, dato che in tanti sono accecati da rancori (politici) insanabili. Pur tuttavia, questi signori devono sapere che, prima o poi, saranno messi al pubblico ludibrio, senza alcuna possibilità di discolparsi. Insomma, pretendere di andare avanti in queste condizioni è pura follia, anche perché il partito non ha più interlocutori. Se Peppino De Sabato ha abbandonato la scena vuol dire che c’è poco da recuperare. Del resto, la sua collocazione in un ambito così rissoso e irrispettoso lo metteva in condizioni di disagio, non solo per il sostanziale dispregio della sua alta figura professionale, ma anche di quella politica, dato che un coordinatore costantemente messo in discussione non può che determinare una posizione di sofferenza in termini di identità.
C’è da augurarsi che questa agonia cessi presto e che, visto la insussistenza del quadro maggioritario, trovi lo sbocco più naturale che è quello delle elezioni. Quando si dice che Lucera si è arenata e non cresce è perché la classe politica si è rivelata incapace di gestire la città, privilegiando l’arrivismo che non ha nulla a che fare con la tutela degli interessi collettivi. Strano a dirsi, ma si sta ripetendo lo stesso scenario entro cui si sono mossi i protagonisti della caduta Morlacco. Questi signori sono passati da sinistra a destra, facendo tabula rara di ogni buona intenzione di rilanciare la città. Non c’è bisogno di fare nomi, perché i riferimenti sono sulla bocca di tutti e bene individuabili. Pasquale Dotoli, che doveva essere il Sindaco della discontinuità, si sta, invece, rivelando quello della continuità. Se consideriamo il mandato tribolato di Peppino Labbate, bisogna concludere amaramente che sono trascorsi circa quindici anni durante i quali la politica non ha fatto praticamente nulla, se non diventare protagonista di lotte intestine e qualche di mala amministrazione, condita di malcostume.
a.d.m.


