Usiamo con qualche difficoltà il termine - per evidenti ragioni psicologiche legate al noto particolare momento - ma nelle ultime sedute del Consiglio Comunale è mancato clamorosamente il terremoto annunciato. Beninteso, un terremoto politico, quello che avrebbe dovuto mettere in ginocchio la maggioranza di centro destra e mandarla finalmente a casa. Invece, sulle questioni importanti il grosso della maggioranza uscita dalle elezioni si è ritrovata (18 voti su 24), facendo intendere che, comunque, così si potrà andare avanti sino alla scadenza del mandato. E’ difficile dire se questo ricompattamento sia da considerarsi definitivo, posto che a Lucera la politica è così ballerina da mettere in conto sempre qualche colpa di coda, come ci ricorda e ammonisce l’esperienza. Certo, restano ancora in piedi alcune questioni di fondo dal punto di vista programmatico, ma sembra che al momento nessuno abbia voglia di abbandonare gli scanni di Palazzo Mozzagrugno. Abbiamo sempre detto, in tempi non sospetti, che paradossalmente la forza di questa coalizione è la sua debolezza, dato che tutti sparano per colpire a morte, ma nella realtà nessuno è veramente intenzionato a mollare. Del resto, si sono avute tante occasioni per sciogliere il Consiglio Comunale, occasioni però che si sono perdute nel solito chiacchiericcio da cortile o da bar, come dice qualcuno.
Piuttosto, l’ultima riunione del massimo consesso ha inopinatamente vista la minoranza alquanto nervosetta, in un momento in cui, forse, andava fatta squadra. E’ stato eclatante il battibecco Pietro Scioscia/Antonio Tutolo sul ruolo delle commissioni consiliari, un battibecco sviluppatosi sul filo della moralità politica. Tutolo, al solito, in un pubblico comizio, non le aveva mandate a dire circa l’utilità di questi organismo, adoperando termini in qualche modo offensivi, al punto da scatenare la reazione di Scioscia, il quale da tali toni si è sentito offeso o ritenuta danneggiata la sua immagine di politico, di operatore e di cittadino. Il duello è stato davvero incandescente, al punto che in qualche occasione è stato minacciato il ricorso alle azioni legali. Per quanto ci riguarda, questi siparietti non ci piacciono, perché noi preferiamo la politica ragionata, quella che mira a coinvolgere correttamente e pacificamente gli altri sulle proprie posizioni. Noi veniamo da quella scuola. Quando si minaccia si far intervenire i magistrati nelle questioni correnti, di ordinaria amministrazione vuol dire che la politica ha cessato di svolgere il suolo di mediazione e di sintesi. Sull’utilità delle commissioni chi ci segue sa come la pensiamo. Riteniamo – per quanto previste dalla legge - che siano inutili, perché non danno alcun contributo alla fase di programmazione e, anzi, qualche volta costituiscono occasione di disturbo, di inciampo.
Il discorso ha valenza generale, nel senso che va al di là del Comune di Lucera. Ci conforta il fatto che anche a livello nazionale, affrontando il tema della riduzione del debito pubblico, la schiera di coloro che vogliono l’abolizione delle commissioni si va facendo sempre più folta. Considerazione questa che facciamo pure nell’ipotesi che tutto avvenga correttamente sia in termini di funzionamento che di gestione finanziaria. Vogliamo dire che non vale la pena lasciare in vita organismi di scarsa utilità e costringere i cittadini a tassarsi. In questa considerazione, le persone singolarmente considerate non c’entrano, se non nella misura in cui entrano in argomento le loro professionalità, come dire competenze. Per concludere, l’ultima riunione del Consiglio Comunale ha conseguito un punto all’attivo della maggioranza, che ora può sperare (sperare) di trovare quella compattezza necessaria per completare la legislatura a scadenza naturale, con il buon proposito di realizzare ciò che è in dirittura di arrivo, tra cui l’agognato PUG.
a.d.m.


