Lello Vecchiarino, vecchia volpe del giornalismo lucerino ( e non ), ha centrato sulla “Gazzetta” il vero problema che affligge il PDL locale: la mancanza di una struttura/partito, come dire, in parole semplici e forse paradossali, che al partito manca il…. partito. Ovviamente, il partito vero. L’amico Lello si è soffermato su un tema a noi molto caro, dato che da sempre stiamo sostenendo che senza il partito alle spalle qualsiasi Amministrazione è destinata a sputtanarsi, a finire tra le risse, ad avvitarsi su se stessa. Lo stesso convincimento ha l’ex Sindaco socialista Vincenzo Di Siena, il quale ne ha visto di tutti i colori, trovando, però, sempre nel partito lo sbocco giusto per giungere a soluzioni condivise. Non è che qui non si litigasse – ha aggiunto Di Siena - però alla fine si decideva e si passava alla fase pratica, anche se qualche volta si sbagliava. Nel vecchio PCI, in nome e per conto del famoso centralismo democratico, talvolta volavano anche sedie e tavolini, però, anche qui, alla fine, il partito usciva con una sola faccia, magari incerottata. Dicevamo che prima o poi le cose finiscono in rissa. Come sta accadendo all’Amministrazione ultima, come è accaduto con Morlacco, parzialmente con Labbate e via discorrendo. Il PDL – che si è portato appresso i problemi già esistenti in Forza Italia – non riesce a decidere un bel nulla, perché quelli che dovrebbero decidere per le sorti dell’Esecutivo sono gli stessi che militano nel partito e viceversa. Questa mescolanza di posizioni determina solo confusione, incomprensioni, prese di posizioni e talvolta ricatti.
Bisogna anche determinare un cambio di mentalità, posto che devono essere i partiti ad elaborare i programmi e affidarli alla valutazione del corpo elettorale. Gli amministratori devono solo tradurre gli indirizzi politici/programmatici, essere fedeli esecutori. Adesso ciò non accade, per cui c’è un continuo rivoltamento di posizioni, che rendono ridicolo e inaffidabili gli stessi soggetti/protagonisti. In queste condizioni il PDL andrà inevitabilmente incontro al suicidio di massa. Quando giungeranno le elezioni , anticipate o non , non vediamo come i piediellini possano chiedere nuovamente il voto, dopo che si sono esercitati nella non nobile arte di autoflagellarsi, disintegrandosi progressivamente. Si vuole fare la guerra a Dotoli? Benissimo. Si sappia, però, che il primo cittadino avrà nel dopo il suo ombrello, nel senso che troverà riparo nelle sue file di origini: FLI, ex AN. Già perché non potrà ripresentarsi con un partito che gli ha reso la vita impossibile. Sarebbe davvero impresentabile!
Va aggiunto che Dotoli – benché obiettivamente meno credibile di qualche anno fa – è sempre un bel portatore di voti, che risulterebbero preziosi per un partito come il FLI in fase di stabilizzazione e di ampliamento dei consensi. Il tema ovviamente riguarda un po’ tutte le formazioni politiche. Non è, beninteso, che altrove si scialacqua. Anche le altre sigle hanno più o meno gli stessi problemi, che, però, non espolodono per il fatto che non devono condividere responsabilità di gestione. Fare opposizione rende le cose molto più semplici. Insomma, bisogna andare oltre l’attuale schema organizzativo, ridando voce ai soggetti e ai ruoli che davvero possano determinare spazi di autonomia decisionale all’interno del processo politico e amministrativo.
a.d.m.


