La risposta della piazza è stata netta di fronte al proposito di chiudere l’ospedale “Lastaria”: un “no” secco si è levato attraverso i portavoce di Lucera e dei centri del Subappennino dauno, i cui Sindaci sono stati in prima fila nel difendere il presidio ospedaliero sotto attacco. Molti temevano che il giorno feriale potesse impedire una partecipazione massiccia, quella che, insomma, ci voleva per costringere le grandi menti della Regione a rivedere la propria posizione alla luce di elementi obiettivi e non di considerazioni campate in aria, di quelle che servono a mettere a posto le quadrature contabili, ma non le decisioni scellerate. I numerosi partecipanti hanno fatto sentire energicamente la loro voce, che ora deve giungere nelle sorde stanze regionali. Il primo a rendere conto di questa incresciosa situazione è il Governatore Nichi Vendola, il quale in campagna elettorale e nel corso di una sua visita recente all’ospedale ha promesso che il “Lastaria” sarebbe stato potenziato, perché rappresentava l’avamposto sanitario per tutti i Comuni del Subappennino. E queste cose gliele ha ricordato senza peli sulla lingua Antonio Tutolo, che è stato candidato proprio nella lista del citato Vendola e, quindi, è legittimato a parlare in questi termini. E’ stata una partecipazione corale, che una volta tanto ha messo da parte tutte le divisioni e che si è posto il solo obiettivo di non far chiudere l’ospedale, anche a costo di fare le barricate proprio nella sede regionale.
Significativa è stata anche la presenza della Chiesa, che, attraverso il suo Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, ha voluto soprattutto ribadire la sua solidarietà verso popolazioni già in seria difficoltà e private dei servizi più elementari, quali strade, collegamenti viari, carenza di scuole primarie, nonché afflitte da una spaventosa disoccupazione che costringe i giovani a lasciare il territorio, a scapito di ogni possibilità di sviluppo. Togliere l’ospedale in questa situazione significherebbe davvero commettere un atto di ingiustizia gravissimo per il quale i politici regionali non avrebbero alcuna giustificazione. Inoltre, dovremmo capire perché bisognerebbe chiudere Lucera e non San Severo o Manfredonia, ad esempio, posto che sul piano della qualità non presentano particolari credenziali e in termini di condizione sociale, per loro fortuna, presentano un quadro migliore.
E’ poi c’é il discorso dei costi che avvantaggerebbe il “Lastaria”. Il senatore Costantino Dell’Osso – lo ribadiamo – ha detto che l’ospedale non è in passivo, cosa che per un ente pubblico è davvero eccezionale, nel senso che in Italia bisogna cercare col lanternino i presidi pubblici in attivo. Dell’Osso - per diversi anni a capo della struttura amministrativa del nosocomio - ha a disposizione i numeri per poter dire queste cose, per cui non ci sarebbe che da verificare le partite dell’attivo e del passivo e regolarsi di conseguenza. Dunque, una semplicissima operazione aritmetica. Naturalmente le manifestazioni di protesta continueranno, perché ormai la macchina si è messa in movimento e si fermerà soltanto quando i vertici della Regione daranno conto sul campo dei loro propositi omicidi. Bisogna mantenere alta l’attenzione e la tensione e stare sempre a fianco del comitato della difesa dell’ospedale che si sta battendo veramente alla grande perché il presidio ospedaliero resti in vita. Anche l’iniziativa di sostare con una tenda all’ingresso del nosocomio deve permanere, magari richiamando sulla stessa anche l’attenzione delle televisioni regionali che hanno maggior peso nell’informazione locale, tipo Telenorba. Ovviamente, se ciò non è stato già fatto.
a.d.m.


