Avrete letto che Gianni Pitta torna a fare il capogruppo consigliare del PDL, coadiuvato dall’architetto Antonio Marino. Qualcuno, nelle considerazioni a margine, ha giustamente sottolineato le notevoli, obiettive difficoltà che Gianni Pitta dovrà superare per tenere assemblato il gruppo. Compito quest’ultimo davvero titanico, se lo stesso Pitta in passato non è riuscito a svolgerlo, almeno come lui avrebbe voluto. Verrebbe da chiedere canonicamente a Pitta: ” Ma chi te lo fa fare ”? Perché in realtà si parla molto impropriamente di gruppo del PDL al Comune, dato che la sua compattezza è ancora tutta da conquistare, benché siamo trascorsi tre anni dalle ultime elezioni. Più che di un gruppo, si può parlare di una adunata di persone che occasionalmente si trovano l’una a fianco dell’altra tra gli stessi banchi, ma con obiettivi politici e personali diversi o, almeno, diversi rispetto al mandato elettorale. Per dare l’idea della difficoltà a gestire il gruppo basta citare l’inutile avvicendamento di diversi soggetti alla sua guida, tra i quali vanno segnalati alcuni in possesso di un buon retroterra politico e di esperienza. E’, inoltre, significativo che in tre anni il PDL non sia riuscito a darsi questo organismo, che ha una funzione importantissima in Consiglio Comunale, posto che fa da supporto all’azione amministrativa della maggioranza, che sta andando in barca ripetutamente proprio perché il partito non è presente attraverso una espressione che riepiloghi e sintetizzi la sua posizione politica in merito agli argomenti in discussione.
Forse sarà lo stesso Gianni Pitta a dirci perché ha deciso di accollarsi nuovamente tale onere politico, dopo la precedente esperienza negativa e dopo che in passato si era sottratto alla reinvestitura richiesta anche dagli organismi provinciali. L’augurio è che egli riesca veramente a dare una sistematina al gruppo, in modo tale da presentare in Consiglio Comunale una maggioranza che si presenti all’altezza della situazione, che onori gli impegni elettorali, che non crei altre imboscate deleterie per il buon nome dell’Amministrazione e, soprattutto, della città che questa rappresenta. E ci auguriamo che egli riesca soprattutto a far uscire allo scoperto coloro che non intendono allinearsi alle direttive del partito, che non sono un nodo scorsoio, ma riflettono decisioni liberamente e democraticamente formalizzate nelle sedi competenti. Naturalmente Gianni Pitta in questo suo tentativo porterà anche il suo passo di imprenditore privato, di quelli cioè che badano più alla sostanza che alla chiacchiere, di quelle che si sprecano nei corridoi del Municipio, nei bar e all’angolo delle strade sullo stile dei carbonari. Soprattutto in questo momento occorre fare fronte unito per operare in una crisi generalizzata che sta impoverendo tutti.
E a Lucera il discorso è ancor più particolare, dato che la città sta combattendo per evitare che venga depauperata del suo patrimonio pubblico, in primis l’ospedale e il Tribunale. E’ anche un discorso di immagine, quella immagine che è opportuno presentare compatta, omogenea nei momenti del confronto con altre espressioni istituzionali. Occorre mettere da parte la politica degli orticelli personali, dei presunti istrioni di piazza, di quelli che hanno solo l’obiettivo di raggiungere effetti di folclore sperando di avere qualche pugno di voti in più. Se Gianni Pitta ha accettato vuol dire che ritiene di avere a disposizione lo spazio sufficiente per mettere un po’ di ordine nel gruppo consiliare. In questa sua azione sarà affiancato validamente dall’architetto Antonio Marino, a cui non manca equilibrio e buon senso. Speriamo, nell’interesse di tutti, che si possa aprire una pagina decorosa per la politica lucerina, in un momento in cui il richiamo al senso di responsabilità è tassativo, d’obbligo.
a.d.m.


