Ve la devo raccontare, a proposito della crisi dello sport a Lucera, argomento che è stato oggetto di una nostra recente corrispondenza. Il tema questa volta riguarda la sensibilità della classe politica dinanzi alle questioni sportive, tema tante volte dibattuto ( anche recentemente), ma senza mai giungere a conclusioni in termini risolutivi. Ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica, quando imperavano soprattutto la DC e il PCI, con il codazzo di PSI,PLI, PRI e via di seguito, il sottoscritto ha avuto modo di far parte di quelle delegazioni che venivano messe in piedi all’indomani delle elezioni comunali per delineare il tipo politico di coalizione e successivamente procedere alla divisione dei seggi in Giunta e all’assegnazione delle deleghe. Queste ultime solo formalmente rientrano nelle competenze del Sindaco, ma in realtà sono i partiti a metterci la firma per approvazione. Ed ecco al dunque. Non era tanto difficile giungere alla determinazione della composizione della coalizione ( perché in qualche modo ci avevano pensato gli elettori con l’attribuzione del numero dei voti) , quanto giungere alla ripartizione delle deleghe, cioè dei settori che i singoli assessori avrebbero dovuto curare. Quando si giungeva alla delega allo sport tutti facevano finta di non sentire, perché era una delega che nessuno voleva, non solo per lo scarso peso elettorale e clientelare, quanto per la incapacità tecnica dei papabili di prenderla in carica. E, poi, i designati non ritenevano che lo sport rappresentasse qualcosa di gratificante per la loro excursus politico. Come fare?
Spesso si rimpolpava questa delega con qualche altro settore, tipo turismo o pubblica istruzione, in modo tale da dare la sensazione all’esterno che tutti erano stati trattati allo stesso modo in termini di prestigio. Si, perché il problema non era quello di capire se si era capaci o meno di assumersi responsabilità amministrative in questo comparto, quanto far pesare la delega in termini di comando o di potere. Questa è la politica.Abbiamo richiamato tali episodi per dire che lo sport non è stato mai tenuto nella dovuta considerazione delle Amministrazioni che sin qui si sono succedute, anche se nei programmi elettorali tutti si lanciavano a sfornare promesse a beneficio di questa o quell’altra branca sportiva. Lo sport è stato visto sempre come un fatto privato, personale, per il quale bastava una attenzione residuale. Passi che non vi sono mai stati soldi sufficienti per sostenere lo sport, passi che non si è tentato di mettere a disposizione negli anni impianti adeguati, ma non può passare la incapacità di gestire quelli esistenti, per i quali pure c’è stata una sorta di riscatto della Pubblica Amministrazione.
Il Palasport è stato una intuizione dell’Amministrazione Bonghi, il quale pensava giustamente di far trovare un dignitoso ricovero alle discipline sportive operanti al di fuori del calcio, facendo cessare, ad esempio, il pellegrinaggio alle squadre di pallacanestro e pallavolo di giocare in siti di ripieghi, come è stata la tensostruttura . Avete mai visto alle gare qualche amministratore o assessore al ramo, se non sporadicamente? Se non c’è sensibilità non si può sperare che i propositi vengano trasformati in atti. Negli anni le cose sono andate sempre così e questo spiega il modesto risultato complessivo di un settore della vita pubblica che pure ha una alta valenza sociale e formativa. Ci verrebbe da concludere provocatoriamente che bisognerebbe cambiare la testa alla politica per sperare di avere la sperata sensibilità per l’ambito sportivo.
Antonio Di Muro