Campeggia in questi giorni sugli organi di informazione pugliesi il tema della chiusura o del ridimensionamento di diversi ospedali regionali. Ovunque, si registrano cortei di protesta, incatenamento di amministratori, scioperi della fame e addirittura veglie di preghiera per scongiurare un provvedimento che viene ritenuto penalizzante non solo per l’assistenza sanitaria, ma anche per la condizione sociale di tante popolazioni appartenenti a territori a forte degrado economico. Tutti protestano, anche esponenti della maggioranza che hanno approvato il piano di rientro sanitario. Ovviamente, l’opposizione, che pure voleva le stesse cose prima di Vendola, ci mette qualcosa pur di aizzare il tutto contro tutti. Chi scrive queste note sta seguendo da vicino soprattutto le sorti dell’ospedale di Lucera “Lastaria,” che dovrebbe essere notevolmente ridimensionato, sino a farlo diventare di fatto un ambulatorio. Questo nosocomio è il presidio sanitario più vicino, quasi di emergenza per i centri del Subappennino dauno, vale a dire circa 60 mila abitanti, i quali già ora non hanno la possibilità di usufruire di una assistenza sanitaria di base dignitosa, ridottasi a fare quasi solo lavoro di prescrizione medica. Gli esperti della sanità pugliese si giustificano dicendo che è prevista nel piano una assistenza sanitaria territoriale, quasi a domicilio, nel senso che il paziente verrebbe curato in casa, anziché nelle corsie dell’ospedale, che talvolta deve accollarsi anche ricoveri impropri, cioè non necessari. Si tratta di un progetto avveniristico sul quali pochi sono pronti a scommettere, a cominciare dal Sindaci di questi piccoli centri dauni, che da sempre sono alle prese con problemi esistenziali.
Non si capisce a questo punto perché questo presunto piano di avanguardia non sia stato già preparato in modo da rendere possibile la eliminazione degli ospedali avendo subito l’alternativa dal punto di vista operativo. Né si comprende come tale progetto possa avere costi minori rispetto a quelli della tenuta degli ospedali, posto che tutta l’operazione del riordino scaturisce dalla necessità e dalla urgenza di limare le spese sanitarie. O, perlomeno, nessuno sinora ha ritenuto di fornire dettagli in grado di dare credibilità alla promessa operazione risparmio e, nel contempo, a lasciare tranquille le popolazioni circa la fornitura di una valida assistenza alternativa, anzi avveniristica. Tutte le dichiarazioni ufficiali parlano di una ASL che dovrebbe sopperire all’assenza dell’ospedale. Dovrebbe, appunto. La storia delle nostre popolazioni è stracarica di dovrebbero, condizionale questo che è passato attraverso tante promesse non mantenute. Non dissimile è la storia della soppressione del Tribunale, un presidio giudiziario definito un gioiellino in questo delicato comparto, che tra l’altro è presidio importante nella zona garganica, afflitta, com’é noto, da una criminalità di particolare spessore. L’operazione comporterebbe un aggravio sui carichi di lavoro del tribunale del capoluogo, già alle prese con arretrati da terzo mondo. Comprendere il senso di questi interventi dei “professori” ministeriali e regionali è davvero difficile!
Antonio di Muro


