Il braccio di ferro politica/burocrazia al Comune di Lucera è un fatto di ordinaria amministrazione. Lo diciamo a quanti, più giovani si sorprendono e, forse, addebitano la cosa alla sola entrata in vigore della famosa legge Bassanini, che praticamente dà ampi poteri alla classe dirigente. E’ parzialmente vero. Anche prima, pure quando al comando vi erano amministratori molto preparati ( per tutti l’avvocato Biagio Di Giovine), per riferirci alla cosiddetta Prima Repubblica, la “guerra” tra i comandanti della burocrazia comunale e quelli della politica era all’ordine del giorno. La verità è che quando gli amministratori vanno a Palazzo Mozzagrugno pensano di decidere con la propria testa, mentre, invece, si trovano di fronte il catenaccio del cosiddetto apparato amministrativo, che ritiene di mantenere il potere decisionale sostanzialmente per sé e di cederlo solo raramente, incuneandosi all’interno di un tortuoso itinerario di regole e mezze regole e talvolta anche di cavilli. Da questo scontro esce sconfitta la politica, che ora, d’accordo, fa gli atti di indirizzo, ma a metterli in pratica sono i dirigenti. Vi pare poco? Una volta le cose erano più semplici, perché, prima della Bassanini, il punto di riferimento della macchina amministrativa era il segretario generale, a cui, bene o male, faceva capo tutto l’attività comunale. Quando una Amministrazione poteva disporre di un ottimo segretario aveva risolto gran parte dei suoi problemi (ricordiamo, tra gli altri, l’ottimo don Peppino Ventrella).
Ma anche il segretario non scherzava, nel senso che tante volte utilizzava l’accentramento delle funzioni con il piglio del comandante. Ricordiamo Arturo Galelli (il tedesco), che di fatto condizionava la classe politica operante a Palazzo Mozzagrugno. E non solo la classe politica, perché pure i dipendenti erano terrorizzati al solo vederlo circolare nei corridoi. Che ci fosse bisogno di una legge che potesse coinvolgere di più la tecnostruttura apicale nell’attività dei Comuni è fuori discussione. Però, si ha l’impressione che si sia voluto eccedere, nel senso di far pendere la bilancia a favore dei burocratica, forse per mettere una sorta di sovrintendenza anche nelle questioni di legalità. Lucera ha avuto la grande opportunità di innestare nella macchina comunale un elemento che potesse fare veramente da punto di equilibrio tra burocrazia ed esigenze della politica. E’ stato quando al Comune è approdato come Sindaco Vincenzo Morlacco, il quale conosceva a menadito i problemi della dipendenza comunale, per aver lui stesso svolto le mansioni di segretario a Lucera. Non solo. Morlacco è ritenuto unanimemente un esperto di prima classe in Capitanata, al punto che la Provincia non se l’è lasciato scappare, anche quando è andato in pensione. Ora infatti ricopre il ruolo di direttore generale e continua ad essere la punta di diamante di Pepe e compagni a Palazzo Dogana.
Inoltre, Morlacco aggiungeva all’esperienza diretta nel Comune di Lucera una preparazione complessiva eccellente, che spesso è stata messa al servizio di pareri richiesti da altre amministrazioni e da tanti organismi operanti sul territorio dauno. Era quello il momento di riequilibrare i poteri all’interno della burocrazia comunale, anche per il carisma che Morlacco riscuoteva ( e riscuote) da parte del personale. Così non è stato, per cui Lucera ha subito una doppia perdita: quella di aver perso al Comune un tecnico di valore ed esperto e, nello stesso tempo, un primo cittadino in grado di fare sintesi in chiave tecnica nella maniera professionale migliore. Senza dubbio abbiamo perso una buona occasione per mettere ordine e, soprattutto, per dare tranquillità al Comune. Ci lamentiamo che ci stanno togliendo ospedale, tribunale ecc.), il tutto per emarginarci e costringerci a campare solo di ricordi. Ma, anche noi ce la mettiamo tutta per farci male da soli. Stiamo finendo tutti nel porto delle nebbie, una fine che francamente nessuno poteva immaginare fino a qualche anno fa. Peccato!
Antonio Di Muro


