Ormai, siamo alle ultime battute dell’anno fasaniano, per cui è possibile fare un bilancio. E’ stato un anno intenso di manifestazioni significative, che hanno messo in luce la figura del Padre Maestro ( San Francesco Antonio Fasani) in tutti i suoi aspetti. E’ stata una sorta di cavalcata spirituale a ricordare i 25 anni dalla canonizzazione, con un impegno appassionato e determinato sia dell’Ordine del Santo – i frati conventuali – che della Diocesi, con alla testa il nostro infaticabile Vescovo Domenico Cornacchia. Come detto, è stato sottolineato soprattutto il contributo spirituale del Padre Maestro , il quale davvero si è messo alla testa di tante anime bisognose di conversione, di scoprire il Signore. E, in questo contesto, particolare rilevanza è stata data all’impegno mariano, grazie al quale i suoi figli spirituali sono stati accompagnati verso l’acquisizione di una fede sempre più consapevole e partecipata. Anche tra i suoi confratelli è stato sempre un elemento di riferimento, soprattutto quando si trattava di praticare quella fraternità che spesso si smarrisce nelle pieghe del nostro egoismo. Il Padre Maestro non solo è stato un gigante della Chiesa locale - che giustamente lo colloca tra i teologi di valore e predicatore di razza - ma anche un trascinatore nel campo sociale, in un’epoca di grande povertà, di miseria, di assenza dei più elementari diritti per le classi più emarginate, che non avevano alcuna tutela.
Il Santo, che si era votato alla lotta alla povertà e alla difesa dei più deboli, ha intercettato ogni possibile occasione per eliminare situazioni di disuguaglianza che offendevano la dignità della persona. Le pagine delle cronache del tempo sono ricche di interventi del Padre Maestro presso le famiglie facoltose, dalle quali riusciva ad ottenere quelle aperture che in qualche modo lenivano lo stato di povertà di tanti. Ha “inventato” addirittura la banca francescana, che si poneva a supporto di quelle categorie deboli che non erano in grado di autofinanziarsi e perciò spesso erano costrette a ricorrere agli usurai del tempo. Una banca cooperativa, diremmo oggi, gestita con metodi di avanguardia, che anche oggi farebbero la loro bella figura nel contesto dell’attività degli istituti di credito. Dunque, aspetto spirituale e sociali sono emersi soprattutto dalle decine di manifestazioni che hanno contraddistinto l’anno fasaniano, manifestazioni sempre bene calibrate e coordinate e sempre aventi temi relazionati alla poliedrica figura del Santo.
Un anno che, però, non bisogna solo raccontare, ma vivere anche nel prosieguo, perché l’esempio del Padre Maestro costituisca la strada maestra soprattutto per i giovani. E l’anno fasaniano è servito soprattutto a quest’ultimi ad avvicinarsi, a conoscere il Padre Maestro, la cui testimonianza non conosce limiti di tempo. Egli si batteva per la povertà, facendone motore anche nel suo apporto di francescano, di uomo di Chiesa. Oggi non c’è la povertà del tempo del Santo, ma ci sono altre povertà di diversa connotazione che costituiscono ugualmente la piaga della sociatà attuale. L’anno fasaniano ha sottolineato l’impegno dei frati francescani conventuali, i quali a Lucera sono un punto fermo per l’Ordine e per la stessa Chiesa diocesana. E per finire, Il loro impegno ha consentito di recuperare la cella del Padre Maestro, che era utilizzata dall’ attiguo carcere. Davvero un bel regalo, la classica ciliegina su un programma intenso che, come detto, è stato una vera galoppata spirituale che ha esaltato la figura del Santo, ma è stata anche una buona occasione per mobiliare tante forze della stessa Diocesi.
a.d.m.