I giornali ordinariamente fanno i bilanci a fine d’anno. Hanno chiesto anche al sottoscritto di tracciare un profilo dell’anno 2011, come dire analizzare i fatti principali. Insomma, senza andare per le lunghe, fare un bilancio. Cosa che è particolarmente difficile, per non dire impossibile, posto che i veri fatti salienti appartengono al mondo delle illusioni, come dire alla nullità della situazione in atto. Il 2011 è stato davvero un arco di tempo disastroso soprattutto per la politica. Se sfogliamo la raccolta dei giornali, notiamo che è stato il termine crisi quello ricorrente, un termine che manifesta lo stato di inerzia dell’Amministrazione comunale. Crisi accompagnata dai continui tentativi di rielaborare e rianimare la struttura della Giunta, le cui caratteristiche sono state più affidate a un terno al lotto che ad altro. Forse i fatti centrali sono legati, purtroppo, alle vicende giudiziarie che hanno ancor più ingessato le poche iniziative sul tappeto, determinando un clima di scoramento complessivo, che ha prodotto effetti psicologici devastanti sullo stato d’animo anche dei pochi volenterosi esistenti nel panorama politico, specie sulla sponda maggioritaria. Insomma, c’è poco da osservare e da tradurre nel documento che si chiama bilancio. Che è possibile redigere in contabilità se ci sono i numeri a disposizione, altrimenti la contabilità offre solo un triste spettacolo di pagine in bianco. Un anno da dimenticare.
Né può dirsi che le cose siano andate meglio negli anni scorsi, per cui i quasi tre anni della gestione Pasquale Dotoli possono considerarsi, con tutta la buona volontà, oscuri, insignificanti, insipidi. E ci siamo ispirati alla dolce all’atmosfera natalizia per formulare questa valutazione! Sperare che i tanti i quali si stanno divertendo per bloccare la macchina municipale si ravvedano è come pretendere un miracolo. Perché in genere si tratta di figure irresponsabili, che non hanno compreso che la politica è spirito di servizio e basta. Tuttavia è il caso di rivolgersi ancora a questi signori, ricordando loro che stiamo attraversando tempi difficilissimi per tutti, motivo per il quale sarebbe il caso di rinserrare le file e incominciare a produrre atti amministrativi, che in qualche maniera possano alleggerire la situazione sociale della città. Insomma, vorremmo che questi signori litigassero notte e giorno sui programmi e non sulle sedie da assegnare. Una volta la politica, con tutti i suoi limiti e fragilità, litigava sulle cosiddette scelte programmatiche, cioè sulla priorità da dare ai problemi sul tappeto. Ed era una bella gara, che coinvolgeva direttamente la cittadinanza.
Ora che le risorse si sono ridotte al lumicino bisognerebbe fare uno sforzo, anche di fantasia, per spendere lo spendibile e azzerare almeno i danni delle lunghe attese. Vorremmo vedere i nostri amministratori, i nostri politici di tutte le provenienze battersi all’arma bianca, litigare alla morte nella direzione, però, di realizzare opere pubbliche e migliorare i servizi cittadini. Più che di responsabilità in senso stretto, dobbiamo parlare di onestà verso gli elettori che si sono fidati dei nostri uomini politici, che dovrebbero governarci al meglio e che, invece, non tralasciano occasione per dilaniarsi a vicenda. La città ha bisogno di un sussulto o di una scossa, come si dice ora. Non che in due anni e mezzo si possano fare grandi cose (quello che è perduto è perduto!), pur tuttavia è possibile metterci qualche pezza e recuperare i pochi margini a disposizione. Ci auguriamo che scatti anche un moto di orgoglio soprattutto da parte di quelli che sono lucerini doc, con tutto il rispetto per gli altri. Sarà così? Lo verificheremo, sperando nel prosieguo di fare un bilancio, ma che porti numeri verdi.
Antonio Di Muro


